Leviatano Urbano
In principio l’idea per questo progetto nasce da un’impulso di natura puramente critica, come si evince dal titolo stesso.
Al termine “Leviatano” infatti, mostro voracissimo della tradizione biblica, poi ripreso dal filosofo Th. Hobbes come simbolo di onnipotenza e distruttività dello Stato nei confronti dell’individuo, viene aggiunto “urbano”, atto a descrivere l’incontrollata ed eccessiva urbanizzazione verso le zone periferiche della città, snaturando irreversibilmente il territorio, che un tempo fu in prevalenza agricolo.
Adesso che l’opera ha preso forma, tuttavia, non deve più essere una mera rappresentazione critica e sentimentale di un processo che inevitabilmente sta già avvenendo, o è già avvenuto. Deve invece essere letta come un’analisi fotografica distaccata ed impersonale, cosicché sarà più facile per l’osservatore trarne una sua personale conclusione.
Come soggetti per questa ricerca sono state scelte varie case coloniche toscane in prossimità di Firenze, un tempo veri e propri punti cardine del territorio grazie soprattutto al fenomeno della mezzadria, un contratto d’associazione in cui il proprietario terriero offriva al contadino l’usufrutto dei terreni in cambio della metà del raccolto, che portò enorme fortuna all’economia della Regione. Se alcune di esse, complice la posizione privilegiata lontano dalla città Metropolitana, sono state riqualificate non perdendo valore, ma anzi acquistandone di nuovo, quelle prese in esame sono destinate a rimanere in uno stato di totale abbandono o semi-abbandono, inglobate in un contesto nato in tempi relativamente recenti, grazie al progressivo ampliamento dei confini cittadini, o meglio, in seguito alla crescente e disorganizzata urbanizzazione dei Comuni limitrofi di Firenze che, unitosi al nucleo centrale della città, hanno formato ciò che oggi viene definito sprawl urbano (o città diffusa, in dispersione).
Il fenomeno, cominciato pesantemente negli anni ‘70, continua a crescere.