Autoritratti
Metamorfosi
Primo autoritratto di una serie da tre che ho realizzato durante il lockdown di Marzo 2020. In un periodo così complesso ed instabile, emblema di una società viziata ed autodistruttiva che mette i propri bisogni prima di ogni altra cosa, ho voluto rappresentare tre aspetti che ormai da anni rispecchiano un pò la mia presa di visione sul mondo, ma soprattutto su me stesso.
In questo primo scatto il tema che ho scelto è il cambiamento che urge affrontare per rinascere persone nuove, trovando la propria dimensione per accettare noi stessi.
I pregiudizi, le ingiustizie, le finte ambizioni spesso ostacolano ciò che realmente vogliamo, facendoci risultare ciechi ai nostri stessi occhi. Questa coltre di paure ed insicurezze che ci viene imposta come retaggio culturale, o ci auto imponiamo per paura di essere giudicati o non poter rientrare in un gruppo di appartenenza, ci discosta dalla verità, la nostra verità. Come il Velo di Maya di Schopenhauer, bisogna squarciare le illusioni che ci opprimono per raggiungere la luce.
Da un bozzolo, il bruco diviene farfalla.
Burattino o burattinaio?
In questo scatto ho voluto rappresentare un grande “complesso” del nostro tempo: la volontà di controllo. In realtà si potrebbe prestare a numerose interpretazioni, ma ciò che volevo esprimere maggiormente è che la nostra società ci ha garantito e promesso il libero arbitrio, cioè la possibilità di poter agire e pensare senza condizionamenti esterni ma attraverso la nostra sola volontà. Questo ci ha portato inevitabilmente a fare delle considerazioni molto importanti riguardo il nostro posto all’interno della società, facendoci credere di poter raggiungere od avere qualsiasi cosa vogliamo. La nostra smania di controllo ci ha fatto perdere molta della nostra umanità, la compassione è diventata una vergogna invece che un pregio. Ma nonostante ciò, anche se ci sentiamo liberi di fare ciò che vogliamo, siamo in realtà tutti condizionati da moltissimi aspetti della nostra vita. Siamo schiavi di un sistema che si basa interamente sul piacere agli altri, più che a noi stessi. Siamo costretti a comprare, a produrre, ad accumulare, e se non accetti il sistema, rimani un escluso, un outsider, un disadattato.
Secondo voi, questo è libero arbitrio?
Maschere
In quest’ultimo scatto ho voluto mettere in scena un tema che mi sta particolarmente a cuore da quando ho fatto il liceo, che poi negli anni è man mano sfociato in una stimolante ricerca di libri che trattassero l’argomento, direttamente o indirettamente: le maschere.
Complici le letture di quel genio smisurato di Luigi Pirandello, ma devo dire anche per una mia innata predisposizione nell’osservare e “misurare” le persone, ho cominciato a vedere molto più lucidamente ciò che mi circondava. Ciascuno di noi per svariati motivi, certe volte legati all’autoconservazione, come ad esempio per la vergogna di mostrarsi per ciò che si è, quindi per evitare di essere feriti , oppure apparentemente senza alcun motivo, come conseguenza di una nostra educazione o accettazione di una determinata cultura (come diceva John Locke, la mente umana è come un foglio di carta bianco, che solo attraverso l’esperienza si forma), o ancora per mera abitudine, usiamo delle maschere per ciascun momento della nostra vita è per ogni persona che incontriamo sul nostro cammino. Il più delle volte è inconscio, ma basti pensare che la visione di noi stessi collide con la visione che gli altri hanno di noi. Conoscendo centinaia di persone avrai centinaia di punti di vista differenti, e con ciò adottare maschere diviene fondamentale come autodifesa, ultimo baluardo per la propria sopravvivenza.
Provate ad immaginare un mondo in cui tutti dicono ciò che realmente pensano degli altri; un mondo in cui tutti si approcciano agli altri in modo del tutto trasparente, dove falsità ed ipocrisia sono finalmente debellate dalla nostra vita. Da un punto di vista utopistico, sarebbe meraviglioso. Ma da un punto di vista realistico, sarebbe probabilmente una catastrofe. Ogni rapporto personale, che sia lavorativo, sentimentale, di amicizia o conoscenza, collasserebbe su se stesso.
Ma forse, invece, finirebbero solo quei rapporti che meritavano di collassare, ma indossando una maschera con noi stessi, non riuscivamo a vedere.